martedì 12 aprile 2011

SULLA COPERTINA DEL LIBRIO DI DON FABIO RANDELLO “L’ECCESSO DELL’AMORE” IL CROCIFISSO LIGNEO DI LICODIA EUBEA

Sulla copertina del libro di don Fabio Randello “L’eccesso dell’amore” è riportato lo splendido Crocifisso ligneo oggetto di grande devozione dei fedeli di Licodia Eubea, conservato nella chiesa dell'Ospedale.
Come si vede anche solo dalle foto, ci troviamo di fronte a una vera gemma preziosa, capace di suscitare stupore per la sua bellezza  e guidare alla contemplazione del mistero a cui rimanda, l’eccesso dell’amore di Cristo per gli uomini.
Si narra che l'artista “... dopo avere modellato il corpo non riusciva a portare a termine il capo. Dopo reiterati tentativi, un giorno, con comprensibile stupore si trovò davanti il Cristo con la testa meravigliosamente scolpita” (cfr. Carmelo Verdi, Licodia Sacra, p.43).
Un’antica leggenda vuole, inoltre, che durante i periodi di pestilenza o in presenza di calamità naturali venissero tolti i chiodi, che inchiodano alla croce il Cristo ligneo, fatto assai strano anche perché la tradizione popolare riferisce che si vieti a chiunque di toccare il crocifisso stesso, pena una grave disgrazia.
L'opera, di ottima fattura, per l'accurata ricerca e resa dell’anatomia umana e per l'espressività del volto è ascrivibile ai primi del XVIII secolo, ma la mancanza di documenti non permette di attribuirla a qualche scultore dell’epoca. E’stata eseguita in legno massello, assemblando più blocchi, successivamente intagliata, infine ingessata e decorata per mezzo di tempere e lamine di metallo. Capelli, barba e soprattutto il pregiato perizoma sono stati realizzati, utilizzando una sottile lamina d'oro, applicata con la tecnica del “guazzo”, mentre il decoro del perizoma è ottenuto a “graffito” sul fondo avorio.
Su iniziativa dell’Archeoclub di Licodia Eubea si è recentemente proceduto a un intervento di conservazione e restauro dell’opera. Il lavoro è stato compiuto con grande perizia dal restauratore Costanzo Cucuzza.
Nella sua relazione il Cucuzza scrive che “il manufatto presentava un degrado estetico e strutturale causato da una cattiva manutenzione, inoltre l'intera superficie pittorica era ricoperta da strati di vernici alterate, inter­vallate da particelle di deposito (polvere, fumo ... ), da strati di materiali proteici (colla, uovo ... ), da resine e cere. Sono state notate, oltre al resto, varie piccole lacune causate dal distacco del film pittorico e da parti dello strato gessoso, abrasioni dovute agli spostamenti a cui è stato soggetto il manufatto nel corso dei secoli, micro fessurazioni apportate dall'umidità e grosse fenditure sul petto e sulla schiena. Evidenti i precedenti interventi di restauro e di ridipintura totale dell' opera e vari ritocchi visibili ai raggi ultra­violetti localizzati, principalmente sul viso e nell' attacco delle braccia al busto”.  L'intervento di restauro conservativo, finalizzato alla valorizzazione storica ed artistica dell' opera, permettendone la piena leggibilità e fruizione, è stato eseguito nel rispetto delle tecniche costruttive e dei materiali in uso all' epoca dell' opera. La prima operazione è stata quella di disinfestazione. La fase successiva ha visto il consolidamento della struttura fibrosa del legno. Si è passati, quindi, alla pulitura della superficie pittorica.
Il risultato è straordinario, per la curata anatomia del corpo, per l'espres­sività del viso, e per la resa pittorica data da un incarnato cadaverico in contrasto con il sangue e i segni della flagellazione.
Attorno al Crocifisso si trovava il reliquiario, databile intorno alla seconda metà del XVIII secolo. Smontato il crocifisso e il reliquiario per il restauro è tornato visibile un pannello pittorico di cui si era perduta la memoria (per la verità era possibile intravederne qualche dettaglio e immaginarne il contenuto avvicinandosi all’altare).
In modo semplice (oggi diremmo naif) vi sono illustrati alcuni degli eventi della morte di Cristo narrati nel capitolo 27 vangelo di Matteo nei versetti 45.51.52, la cui versione latina è riportata lungo tutta la tavola: “Si fece buio su tutta la terra….Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono”. Con pennellate decise e colori caldi sono rappresentati i sepolcri che si aprono, i morti che risorgono, Gerusalemme e in particolare il tempio, con lo sfondo di colline che richiamano quelle attorno a Licodia Eubea; sulle braccia del Crocifisso, secondo una iconografia classsica, il sole e la luna, quasi a  indicare  Cristo come centro del tempo.
Anche per la tavola, mancando la firma e documenti scritti, non è possibile dirne l’autore. Dall'analisi iconografica e pittorica si può supporre che essa sia stata realizzata intorno alla prima metà del XVII secolo.
Si è fatta scelta di collocare il reliquiario di fronte la cappella del Crocifisso, allo scopo di rendere fruibili tutte e tre le opere: il Crocifisso, la tavola e il reliquiario.
Il testo qui riportato è una nostra rielaborazione ed integrazione dell’articolo non firmato: “Tra devozione e storia: il Crocifisso ligneo di Licodia Eubea”, in Archeoclub d’Italia – Notizie, 7/2009, pp 20-21.


IL CROCIFISSO PRIMA







E DOPO IL RESTAURO





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